Già dai primi anni ’80, numerosissimi studi dimostrano come i neonati nascano già con un loro ben definito concetto di numero. Ovviamente non sanno ancora comprendere il significato delle parole e quindi non hanno ancora associato “un suono” al loro concetto di “numero”, che, in realtà, è un concetto di “quantità”.
Se ad un bambino di pochissimi mesi mostri un gioco a lui gradito e poi successivamente gliene mostri altre due, lui dirigerà la sua scelta sulla coppia, in modo tale da prenderne una in ciascuna manina. Il bambino sa istintivamente che “due” sono più di “una” e che ha “due” manine. Se ad un bambino affamato di pochi mesi offri due piatti identici contenenti lo stesso cibo, ma in quantità differenti, lui si dirigerà istintivamente sul piatto contenente cibo in maggiore quantità. Questa sua abilità di riconoscere le quantità di elementi di un determinato piccolo scenario, viene denominata
“Subitizing” dal latino subutus, ovvero immediato, ed è presente anche in molti animali.
Intorno ai 18/24 mesi poi, il bambino, con l’acquisizione dell’eloquio, comincia ad associare alle quantità, dei suoni ovvero i “nomi dei numeri”. Questo passaggio viene ovviamente stimolato da un adulto che ne suggerisce i suoni con vari metodi: ripetendo brevi sequenze di numeri in filastrocche oppure seguendo ritmi sonori, oppure cantando, oppure facendo associare i suoni dei numeri ad oggetti di giusta quantità; un esempio assai noto è quello di utilizzare “le dita” della sua mano per insegnargli ad indicare la sua età ed alla domanda: “Quanti anni hai?” facilmente lui preferirà rispondere dicendo “Così!” mentre mostra le dita corrispondenti, piuttosto che pronunciare il numero.
A seconda che il modo utilizzato sia più o meno consono a quel bambino, si avrà un più rapido od un più lento arrivo al traguardo più difficile per lui: comprendere che il suono dell’ultimo dito che ha “contato” ad. es. il “cinque”, non rappresenta né il nome del dito né solo il nome del numero, ma la numerosità totale dello ”insieme dita” della sua mano cioè che la quantità cinque racchiude dentro di sé la quantità di tutte le dita precedenti.
Visto che il concetto di “addizione” lo acquisisce solo tra i 6 ed i 7 anni, mentre di solito impara a parlare bene già verso i 2 anni, noi adulti abbiamo almeno 4 anni di tempo per rafforzare la sua istintiva capacità di discriminare quantità oppure di confondergli sempre più le idee!
Quindi l’importanza di un corretto supporto al bambino negli ultimi due anni della scuola dell’infanzia può fare la differenza!
Buon lavoro!
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